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Quando si parla di sanificazione, ma anche di certificazione, il discorso è sempre lo stesso, diciamolo:
- in pochi sanno (veramente) cosa siano,
- pochissimi sanno riconoscerle, e
- di conseguenza, moltissimi cadono in errore!
Oggi voglio fare chiarezza perché il significato delle parole conta e fa la differenza, specialmente:
- ora che il coronavirus è in circolazione,
- per aziende e organizzazioni per cui sanificare gli ambienti è d’obbligo, e
- per le persone, che hanno diritto di sentirsi rassicurate.
Ecco, quindi, che di seguito:
- ti racconto cosa mi è accaduto,
- ti spiego cosa significano pulizia, sanificazione, ecc. (per sapere cosa si deve fare!),
- illustro le differenze tra certificazione e altre dichiarazioni di rispondenza,
- tiro le somme e traggo le mie conclusioni.
[Spoiler: se rispetti il tuo cliente, vendere non è sempre l’operazione da compiere, quanto meno non la prima.]
Come ogni mattina, navigando alla ricerca di ultime notizie e aggiornamenti mi sono imbattuta in una fantomatica “Certificazione sanificazione”.
Leggendo questo documento si apprende che la ditta di pulizie X afferma di avere sottoposto a intervento di sanificazione i locali della società Y attenendosi alle indicazioni della normativa di riferimento.
Immagino che la ditta X abbia erogato il servizio in virtù del Dpcm del 26 aprile 2020 e del Protocollo del 24 aprile 2020, che stabiliscono quanto segue:
- gli esercizi commerciali devono garantire pulizia e igiene ambientale con frequenza almeno due volte giorno ed in funzione dell’orario di apertura dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago;
- per le attività produttive sospese è ammesso […] l’accesso ai locali aziendali […] per lo svolgimento di […] attività di pulizia e sanificazione.
Fin qui, perciò, tutto bene.
Tranne un piccolo dettaglio, ingannevole, a mio avviso: il titolo del suddetto documento.
La nostra lingua è bellissima, ricca di vocaboli e sinonimi per arricchire e colorare le narrazioni, far sognare chi ascolta o portarci lontano grazie all’immaginazione.
In ambito prettamente tecnico, però, questa abbondanza può rappresentare un limite perché confonde chi non conosce esattamente il significato dei termini usati.
Ti porto subito due esempi.
1. vista l’importanza di queste parole, sapresti dire con certezza qual’è la differenza tra Pulizia, Sanificazione e Disinfezione?
2. E poi: per te certificazione, attestazione di conformità e autocertificazione hanno significati diversi o possono essere usati come sinonimi?

Di seguito illustro le varie accezioni delle “parole del pulito” in modo volutamente semplificato, per renderle comprensibili e semplici da memorizzare.
La norma di riferimento è il D.M. 274 del 07/07/1997 (Regolamento di attuazione degli articoli 1 e 4 della legge 25 gennaio 1994, n. 82, per la disciplina delle attività di pulizia, di disinfezione, di disinfestazione, di derattizzazione e di sanificazione), a cui rimando se vuoi approfondire.
Complesso di operazioni finalizzate a rimuovere lo sporco visibile (polveri, residui, materiale non desiderato o sporcizia) da superfici e oggetti, in ambienti chiusi oppure all’aperto.
Si realizza manualmente o con mezzi meccanici.
Si impiegano acqua e/o detergenti.
Permette di rimuovere parte dei contaminanti patogeni presenti.
Questo processo deve sempre precedere qualsiasi altra operazione di pulizia più approfondita, altrimenti è impossibile garantirne l’efficacia.
Pulizia a fondo di oggetti e superfici, eseguita utilizzando prodotti igienizzanti, cioè detergenti che sono in grado di rimuovere o ridurre gli agenti patogeni presenti.
Gli igienizzanti non hanno potere disinfettante ma sono ugualmente efficaci e attivi contro gli agenti patogeni, poiché aiutano a rendere igienico un oggetto o un ambiente.
Tra i prodotti igienizzanti si annoverano ipoclorito di sodio, ammoniaca e candeggina.
Pulizia a fondo di oggetti e superfici, eseguita utilizzando presidi medico chiururgici.
Si tratta di prodotti disinfettanti (riconosciuti dal Ministero della Salute) in grado di ridurre la presenza degli agenti patogeni mediante distruzione o inattivazione quasi assoluta.
Obiettivo della disinfezione è rendere sano un oggetto o ambiente grazie all’azione disinfettante dei prodotti impiegati.
La disinfezione può essere manuale (se eseguita su oggetti e superfici), oppure ambientale (interessa interi locali o ambienti).
I presidi impiegati possono essere di origine naturale (come l’ozono) oppure chimici.
E’ la somma di tutte le operazioni descritte in precedenza!
Procedimento finalizzato alla distruzione di qualsiasi entità biologica presente in un ambiente o una superficie.

Solitamente usiamo i termini certificazione, attestazione e autodichiarazione quando vogliamo testimoniare qualcosa, oppure esprimere un fatto con un certo grado di ragionevolezza.
Se mi conosci già, sai che lavoro nell’ambito dei sistemi di gestione, per cui non potevo che fare riferimento ad Accredia, l’ente italiano di accreditamento. Sul sito si legge questo:
Le certificazioni garantiscono il rispetto […] dei requisiti previsti dalle norme e dagli standard internazionali riguardo la conformità di prodotti, servizi, processi, sistemi e persone.
Sono rilasciate […] da un organismo di parte terza accreditato […].
Ok, quella è la definizione “ufficiale”. Adesso, però, rendiamola semplice, ci stai? 😉
Per comprendere la differenza tra Certificazione, Attestazione (o Dichiarazione) e Autocertificazione basta contare: 3, 2 oppure 1.
Sono il numero di soggetti coinvolti nel processo.
Nella Certificazione le parti chiamate in causa sono 3:
- l’ente di certificazione,
- l’azienda o organizzazione,
- chi riceve il prodotto/servizio.
In pratica: l’ente di certificazione (soggetto 1) dichiara che l’azienda o organizzazione (soggetto 2) opera in conformità a un certo standard o normativa, per cui prodotti o servizi erogati per chi li riceve (soggetto 3) sono adeguati ai requisiti di quello standard o di quella normativa.
Nell’Attestazione (o Dichiarazione) di conformità, invece, gli individui interessati sono soltanto 2:
- l’azienda o organizzazione,
- chi riceve il prodotto/servizio.
In questo caso, infatti, è il soggetto 1 (l’azienda) a manifestare la coerenza del proprio operato, a regole o disposizioni, al soggetto 2 (il destinatario degli output).
Infine, l’Autocertificazione: sono io stessa a proclamare al mondo qualcosa che mi riguarda in prima persona (1 solo soggetto coinvolto, dunque).
Tiriamo le somme
Torniamo a noi e alla “certificazione sanificazione” di cui ho scritto all’inizio.
Alla luce del ragionamento fatto, la mia perplessità credo sia piuttosto evidente. La ditta X scrive di avere certificato la sanificazione svolta presso il cliente come da circolare ministeriale citata.
A mio avviso, però, si tratta solo di una attestazione di conformità poiché i soggetti coinvolti sono 2: la ditta che ha erogato il servizio e il cliente che ne ha beneficiato.
Sono una grandissima fan della comunicazione corretta: ritengo sia una forma di rispetto del destinatario, cioè chi compra quello che vendiamo, il cliente.
Ancora di più adesso che il coronavirus non è stato ancora debellato:
- è essenziale rassicurare, non confondere;
- c’è bisogno di chiarezza, anziché di paroloni;
- ha senso aiutare le persone a comprendere, invece di pensare solo a vendere.
Mi auguro di averti fornito informazioni utili e, soprattutto da mettere in pratica subito.
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Grazie e a presto!
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